L’opera del ‘7oo apre e chiude la carriera di Zeffirelli
Zeffirelli conosce e ama l’opera del ‘700, che frequenta assiduamente soprattutto all’inizio della sua carriera.
Nel corso degli anni sarà però il capolavoro mozartiano del Don Giovanni a conquistarne totalmente l’attenzione.
Zeffirelli allestisce infatti l’opera in molte occasioni, spesso con soluzioni assai diverse tra loro, di volta in volta approfondendo una delle molteplici chiavi interpretative che il capolavoro mozartiano offre.
Non nega inoltre il fascino fuori del tempo che il personaggio di Don Giovanni esercita su di lui.
“Il personaggio di Don Giovanni è un commento sull’umanità valido per ogni tempo …l’eterno conflitto tra l’arroganza dell’uomo e il mistero del Divino.”
Si può dire in effetti che la carriera zeffirelliana si apra e si chiuda con l’opera del 700.
L’ultimo allestimento realizzato dal Maestro e seguito in prima persona, ormai quasi novantenne, è infatti il grandioso Don Giovanni all’Arena di Verona del 2012.
Nell’estate del 1946 Zeffirelli raggiunge a Siena la cugina della madre, il celebre soprano Ines Alfani Tellini, che all’Accademia Musicale Chigiana era pionieristicamente titolare del primo corso di arte scenica in Italia.
Durante i soggiorni senesi, il giovanissimo Zeffirelli firma così le sue prime scene e i suoi primi costumi. Ecco quindi Livietta e Tracollo, o La contadina astuta di Giovan Battista Pergolesi nel 1946 e altre rarità settecentesche, per lo più intermezzi buffi napoletani.
Franco Zeffirelli segue così la riscoperta del repertorio musicale di quel secolo che già da alcuni anni andava caratterizzando l’istituzione senese fondata dal conte Chigi.
Negli anni ’50 sono ancora le opere buffe del ‘700 a costituire un aspetto predominante delle produzioni di Zeffirelli, specialmente sul prestigioso palcoscenico della Piccola Scala. È così la volta di allestimenti improntati alla assoluta fedeltà dello spirito teatrale del secolo dei Lumi. Tra questi La Cecchina ossia La buona figliola di Niccolò Piccinni nel 1957 e Le astuzie femminili di Domenico Cimarosa nel 1960.
Sempre a Milano nel 1960 Lo Frate Innamorato di Giovan Battista Pergolesi segue le stesse linee delle opere buffe precedenti, ma ricorrendo a soluzioni inedite per l’epoca quali l’utilizzo della tela grezza per la realizzazione di scene e costumi.
Continua poi la frequentazione di Zeffirelli e il ‘700. Nel 1960 infatti al Teatro La Fenice di Venezia va in scena l’Alcina di Georg Friederich Händel. Quest’ultima vede il debutto italiano del grande soprano australiano Joan Sutherland con cui Zeffirelli lavorerà spesso in seguito, dando vita a capolavori unici. Di lei dice infatti: “insieme ci aprivamo la strada, crescevamo fianco a fianco”.
Il primo allestimento zeffirelliano del Don Giovanni di Mozart arriva a Napoli nel 1956, nel teatrino di Corte del Palazzo Reale, di cui cura anche la regia. Seguiranno poi altri allestimenti fino a quello memorabile del 1972 allo Staatsoper di Vienna.
La visione scenografica è fortemente innovativa e richiama la grande tradizione degli incisori settecenteschi.
È la volta poi del magistrale allestimento del 1990 al Metropolitan Opera House di New York con la direzione di James Levine. Il bellissimo impianto scenico di questa versione del Don Giovanni testimonia un’ulteriore rilettura dell’opera mozartiana sottolineandone gli aspetti di “dramma giocoso” secondo la definizione stessa del libretto.
L’ultimo Don Giovanni del Maestro è del 2012 all’Arena di Verona con i costumi di Maurizio Millenotti e la direzione d’orchestra di Daniel Oren. Indimenticabile la monumentalità dell’impianto scenico che riproduce un padiglione dei Giardini reali di Dresda.