“Cara Suso, sono soddisfatto della mia carriera, ho realizzato opere teatrali e film che hanno avuto successo in tutto il mondo. Posso darLe del Tu?” “Ma ci mancherebbe Franchino, certo che puoi!”
Caterina d’Amico, figlia di Suso e responsabile didattica della Fondazione Franco Zeffirelli, ricorda così una curiosa conversazione tra Franco Zeffirelli e Suso Cecchi d’Amico all’inizio degli anni ’90, quando il Maestro era una celebrità internazionale.
Eppure, nonostante avesse ottenuto l’ovvio consenso, l’abitudine consolidata in tanti anni di frequentazione fu più forte delle intenzioni, e Zeffirelli continuò a darle del Lei.
Zeffirelli aveva conosciuto la grande sceneggiatrice ancora giovanissimo, agli albori della sua carriera, quando muoveva i suoi primi passi nel cinema e nel teatro a fianco di Luchino Visconti, di cui Suso Cecchi d’Amico era amica e compagna di lavoro. Con lui infatti scriverà delle pietre miliari del cinema italiano tra cui “Bellissima”, “Senso”, “Rocco e i suoi fratelli”, “Il Gattopardo”, “Ludwig”.
Ormai già autrice di sceneggiature indimenticabili accanto a registi del calibro di Visconti, De Sica, Antonioni, Monicelli, Rosi e Comencini, Suso Cecchi d’Amico collabora alla prima esperienza cinematografica matura di Franco Zeffirelli scrivendo la sceneggiatura de “La bisbetica domata” nel ‘67. Seguiranno poi i due grandi successi Fratello Sole, Sorella Luna nel ’72 e Gesù di Nazareth nel ’77.
Ma nei ricordi di Franco Zeffirelli, l’immagine della potenza artistica e professionale di Suso Cecchi d’Amico sarà sempre strettamente unita a uno straordinario sentimento di affetto e riconoscenza…
“Suso Cecchi d’Amico l’ho conosciuta appena arrivato a Roma, la più fedele amica e compagna di lavoro di Luchino Visconti, mi offrì subito consigli e sostegno.
Fiorentina come me con radici profonde nel cuore della nostra cultura e del nostro carattere, era sempre pronta ad abbracciare anche le cause più difficili, spiritosa e geniale come sanno essere soltanto i fiorentini.
Se avevi un problema che ti tormentava lo confidavi a lei e potevi essere certo che avrebbe saputo come aiutarti a decifrarlo e a sdrammatizzarlo.
È stata senz’altro la grande madre del cinema italiano.” FZ