Per quanto scritto da uomini, in tempi in cui la parità di genere e l’emancipazione femminile non erano temi all’ordine del giorno, il grande repertorio dell’opera lirica presenta trame e vicende al centro delle quali c’è sempre un personaggio femminile, per lo più forte, passionale e determinato.
Il trionfo della morte
Le donne nell’opera sono sempre volitive e animate dal grande desiderio di autodeterminazione. Contravvengono alle richieste sociali dell’epoca, non adeguandosi mai completamente alla volontà degli uomini, padri, mariti o sovrani.
Per le donne dell’opera esiste generalmente un’unica via al trionfo, la morte, che giunge come una punizione inesorabile per aver voluto uscire dagli schemi. Esse soccombono, libere, sotto la crudeltà degli uomini, della società e del fato.
Violetta, la cortigiana

Cecilia Gasdia è Violetta Valery ne “La Traviata” di Giuseppe Verdi, Teatro Comunale, Firenze, 1984. regia Franco Zeffirelli
Per quanto apparentemente vittima passiva dei pregiudizi dell’opulenta società borghese della Parigi di metà Ottocento, Violetta Valery, protagonista della Traviata (1853) di Giuseppe Verdi, è anch’essa una donna che tenta di ribellarsi al destino a cui le convenzioni sociali l’hanno condannata.
L’opera trae origine dalla Signora delle camelie di Alexandre Dumas figlio, a sua volta ispirata al personaggio reale di Alphonsine Plessis. La Traviata porta sul palcoscenico la storia d’amore tra un giovane di buona famiglia, Alfredo, e una prostituta d’alto bordo creando un clamoroso scandalo.
Nello svolgersi del dramma, motivo di certo scandalo, Violetta, la traviata, appare d’altra parte grandiosa ed eroica. Lei è costretta a sacrificare il suo amore di fronte al perbenismo ipocrita di Germont, il padre dell’amato, e all’insensibilità egoista e piena di pregiudizi dello stesso Alfredo.
È lei stessa a constatare la sua infelice posizione. Amaramente afferma infatti che, per una donna come lei non c’è speranza. Il mondo degli uomini, che la desiderano e l’acclamano finché resta al suo posto, si mostrerà senza alcuna pietà quando vorrà cercare di prendere in mano la propria vita.
Carmen, l’irriducibile

Placido Domingo e Elena Obraztsova, nella “Carmen” di Bizet, Staatsoper, Vienna nel 1978. Regia e scene di Franco Zeffirelli
Donna spavalda e passionale, quanto crudele e fiera, Carmen vive ai margini della società. La sua forza e il suo coraggio la mantengono saldamente attaccata alla sua libertà cui non rinuncerà mai, né per amore né per paura, scegliendo la morte pur di non rinunciare a se stessa.
Il personaggio, all’epoca considerato eccessivamente scandaloso, raccontato da Bizet nel 1875 a partire dalla novella di Merimée, desta non pochi turbamenti nella società del tempo.
Additata come immorale e dissoluta, Bizet non accettò mai di addolcirne i caratteri cruenti e le tematica scabrose per i tempi, anche a costo del clamoroso insuccesso all’Opera Comique. Carmen sarà fino alla fine maestra di seduzione e indomita creatura. Tra le donne dell’opera sicuramente la più irriverente.
Tosca, la passionale

Maria Callas ne “La Tosca” di Giacomo Puccini. Londra, 1964. Regia di Franco Zeffirelli
Infine Tosca, tra le donne nell’opera, è la protagonista dell’omonima opera (1899) di Giacomo Puccini tratta dal dramma di Victorien Sardou scritto per Sarah Bernhardt. Appare come una donna indipendente e realizzata, una cantante, anzi una star, dal carattere ardente e passionale e gelosissima del suo uomo, anch’egli un artista, Mario Cavaradossi, pittore libertario.
Approfittando del suo lato vulnerabile, il barone Scarpia, terribile capo della polizia papalina al tempo delle campagne napoleoniche, cerca di ottenere due scopi in uno… incastrare Cavaradossi e possedere Tosca da cui è ossessionato.
La storia è nota… Cavaradossi viene arrestato e torturato, Tosca cede al ricatto di Scarpia in cambio della promessa di salvezza per Mario ma, quando tutto si sta per compiere, trova un coltello e lo uccide.
Tosca (in questo risiede la sua grande modernità!) è pronta a tutto per salvare il suo uomo: a concedere il proprio corpo (ma ciò non avverrà) e a uccidere il suo aguzzino.
La scoperta dell’inganno la porterà a scegliere la morte anche per se stessa, in un ultimo gesto di sfida al suo persecutore.
Il matrimonio e l’accettazione sociale
Non tutte le donne dell’opera però pagano la loro determinazione con la morte o con la pazzia. Nell’opera buffa il loro destino prende un’altra strada…
In questo caso gli sforzi delle protagoniste di decidere in prima persona della propria vita trovano coronamento: il lieto fine deve assolutamente essere assicurato. Il matrimonio, volontà femminile socialmente e culturalmente accettata, diventa così l’obiettivo delle protagoniste che mettono in opera tutti i mezzi a loro disposizione, intelligenza, fascino, determinazione e astuzia, per scegliersi uno sposo che sia di loro gradimento.
Rosina, la ribelle
La protagonista del Barbiere di Siviglia (1816) di Gioacchino Rossini, dall’omonima commedia di Beaumarchais, è una giovane risoluta e ribelle che con astuzia e coraggio riesce a sfuggire alle mire matrimoniali del vecchio tutore Don Bartolo.
Nell’aria con cui viene introdotta al pubblico, Rosina si descrive “docile”, “rispettosa”, “ubbidiente”, “dolce, amorosa”, insomma una ragazza modello; salvo poi diventare, come annunciato in quella stessa aria una vera “vipera”, capace di mettere in atto “cento trappole prima di cedere” contro chiunque intenda ostacolare i suoi piani.
Innamorata del Conte di Almaviva, che si fa passare per Lindoro, uno studente spiantato, sarà complice e parte attiva in tutti i trucchi escogitati da Figaro, a cui il Conte si era rivolto per essere aiutato a conquistarla.
Purtroppo per Rosina, sappiamo che il suo matrimonio con Almaviva non sarà poi così felice come aveva immaginato… ma questa è un’altra storia!
Adina, l’intellettuale

Rosanna Carteri è Adina in “L’Elisir d’amore” di Gaetano Donizetti, Teatro alla Scala, 1954. Regia, scene e costumi di Franco Zeffirelli.
Più pacata e razionale Adina, protagonista dell’Elisir d’amore (1832) di Gaetano Donizetti. Non è una semplice contadinella, ma una fittavola istruita che fin dalla prima scena ci viene mostrata con un libro in mano, mentre legge ad alta voce ai contadini la storia della regina Isotta, della passione di Tristano e del filtro d’amore che quest’ultimo le somministra per farla innamorare.
Dopo aver dichiarato di non credere all’amore eterno, accetta le profferte del borioso Belcore per fare ingelosire Nemorino, fino a quel momento suo timido spasimante, reso baldanzoso dall’elisir miracoloso acquistato dal Dottor Dulcamara.
Quando però scoprirà la forza del sentimento che Nemorino prova per lei, non esiterà a mandare a monte il matrimonio con Belcore, per accettare di convolare a nozze con l’unica persona che non la considera un trofeo da esibire, ma le vuole bene e l’ammira per ciò che è.
Pillole di Spettacolo: Le donne dell’opera

Placido Domingo e Elena Obraztsova, nella “Carmen” di Bizet, Staatsoper, Vienna nel 1978. Regia e scene di Franco Zeffirelli