Le donne nell’opera lirica: matrimonio o morte!
Il grande repertorio dell’opera lirica presenta trame e vicende al centro delle quali c’è sempre un personaggio femminile, per lo più forte, passionale e determinato.
Il grande repertorio dell’opera lirica presenta trame e vicende al centro delle quali c’è sempre un personaggio femminile, per lo più forte, passionale e determinato.
Come e quando nasce l'idea dell'allestimento del Rigoletto di Zeffirelli, andato in scena il 20 gennaio 2022 alla Royal Opera House di Muscat
Tra tutte le versioni cinematografiche, il Gesù di Nazareth di Zeffirelli è quella che ha avuto una più ampia diffusione e che si è maggiormente imposta nell’immaginario collettivo, segnando diverse generazioni di spettatori.
È a Roma, durante gli ultimi lavori per l’uscita del film “The Taming of Shrew”, che Zeffirelli apprende della tragedia che si è abbattuta su Firenze. È l’alba del 4 novembre 1966.
Per Zeffirelli il canto della Callas è una sorta di estasi, capace di accogliere in sé il divino e quindi di mostrarlo attraverso la voce, in una tensione tra forza di carattere e disperazione: una creatura senza pace, destinata a scrutare le tensioni dell’universo, senza mai potervi dar pace, attraverso la stabilità dell’amore terreno che tutto placa.
Ma nei ricordi di Franco Zeffirelli, l’immagine della potenza artistica e professionale di Suso Cecchi d’Amico sarà sempre strettamente unita a uno straordinario sentimento di affetto e riconoscenza...
Un tram che si chiama desiderio fu un lavoro importante e difficile che assicurò però a Zeffirelli il riconoscimento dello stesso Tennessee Williams che affermò che la sua scena era “molto più bella e interessante di quella di Joe Milziner a Broadway.
Indomita e irriducibile, Carmen non è né compresa né amata nella complessità del suo essere, la sua incorruttibile crudeltà e la sua imperscrutabile interiorità la rendono inaccettabile, condannandola alla morte.
“La prima donna nella storia (almeno in quella della letteratura) che ebbe il coraggio di gridare in faccia all’uomo che amava che lo amava con tutta se stessa, ma che non avrebbe mai più potuto permetterselo, perché aveva scoperto che lui le aveva mentito. Un amore senza stima non può essere amore, anzi, ne è la negazione assoluta!”
Era il 25 aprile 1926 quando l’opera incompiuta di Puccini, la Turandot, raggiunse l’acme dell’inevitabile pathos della prima rappresentazione. Toscanini diresse l’opera proprio fin là dove Puccini si era arreso alla morte.