È a Roma, durante gli ultimi lavori per l’uscita del film “The Taming of Shrew”, che Zeffirelli apprende della tragedia che si è abbattuta su Firenze. È l’alba del 4 novembre 1966.
“Erano le prime ore del mattino del 4 novembre del 1966 quando mia sorella Fanny mi telefonò da Firenze. Era in preda al panico. “
Le informazioni sono parziali e frammentate, ma un fatto è chiaro: Firenze è devastata, travolta da un fiume di detriti e fango.
Lo sgomento, la paura e la consapevolezza della tragedia abbattutasi sulla città non sono però gli unici sentimenti che dominano l’animo di Franco Zeffirelli nelle prime ore di quella concitata mattina.
Bisogna fare qualcosa per la città: toccare la mente e il cuore del mondo, pensare alla sua ricostruzione e alla sua salvezza.
“Chiamai un mio amico, alto funzionario della RAI e fiorentino come me. Anche lui sapeva già del disastro che era toccato alla nostra città. “Bisogna fare qualcosa” gli dissi. “Se mi trovi una squadra di operatori, corro a Firenze subito per filmare quello che sta accadendo”
Zeffirelli si precipita a Firenze con la chiara idea di mettere al servizio della propria città le sue capacità di regista e la sua fama internazionale: “Finalmente riuscii a raggiungere Fiesole e dall’alto potei vedere un quadro surreale, inimmaginabile. La bella valle su cui è posata Firenze era diventata una laguna.”
Intorno alle 9,00 del mattino Zeffirelli chiama al telefono Furio Colombo, all’epoca inviato RAI negli Stati Uniti con cui si era stabilito da subito “un rapporto di fiducia e di simpatia”. Coinvolto dall’amico fiorentino, si occuperà della stesura dei testi per il corto “Per Firenze”.
In un’intervista del 2016 di Barbara Scaramucci su Articoli 21, Furio Colombo ricorda così quella mattina: “Verso le 9 del mattino di quel 4 novembre, mentre io ero a casa nel mio giorno di riposo dal telegiornale, mi chiamò Zeffirelli. La radio non dava ancora nessuna notizia – la TV di mattina non trasmetteva … Però molte trasmissioni radiofoniche lanciavano appelli ai medici perché si recassero nell’area di Firenze. Dopo la chiamata di Zeffirelli riuscii a trovare il direttore Fabiano Fabiani al Quirinale… Da quel momento tutto si mise in moto”.
I tempi di realizzazione sono eccezionalmente veloci.
Gli articoli di giornale e le numerose lettere di apprezzamento conservate nell’Archivio Zeffirelli attestano con chiarezza che il documentario venne trasmesso dalla RAI la sera del 23 novembre. Dopo solo 19 giorni dal disastro!
Si tratta di un’operazione senza precedenti per tempistiche e contributi eccellenti:
“Quando Richard Burton mi chiese se c’era qualcosa che potesse fare per aiutare Firenze, gli proposi subito di presentare le due versioni, una italiana e una inglese; il documentario che avrebbe girato tutto il mondo per raccogliere fondi e aiutare la città.”
Le scene di devastazione e di rovina che erano sotto gli occhi dei fiorentini, l’immagine di interi storici quartieri, come quello di Santa Croce, allagati fino ai secondi piani delle case, opere d’arte di straordinario valore minacciate di distruzione e irreparabilmente violentate, una popolazione stremata ma intenta da subito alla ricostruzione fecero il giro del mondo in poco meno di un mese.
Nelle ore che seguono il disastro, la mobilitazione per soccorrere Firenze è grandiosa e coordinata.
Mentre Zeffirelli comincia le sue riprese, il grande storico dell’arte Carlo Ludovico Ragghianti, già a capo del Comitato di Liberazione Nazionale Toscano durante la Resistenza, lancia dalle pagine di “Critica d’Arte” l’Appello della Cultura per Firenze. “Abbiamo bisogno di tutti. Rivolgiamo un urgente e doloroso appello ad ognuno che voglia dare un contributo alla resurrezione di Firenze, per costituire un fondo internazionale destinato al recupero dei monumenti, dei documenti, delle opere d’arte”.
Il 12 novembre, Piero Bargellini, sindaco di Firenze, risponde con l’istituzione del Comitato del fondo internazionale per Firenze. Ne beneficeranno i musei, le opere d’arte e i monumenti, le biblioteche e gli archivi cittadini danneggiati.
Lo stesso Ted Kennedy lancia un appello contenuto, fra l’altro, nel documentario “Per Firenze”, e istituisce il CRIA (Commettee to Rescue Italian Art).
A partire da dicembre, proiezioni del documentario “Per Firenze” vengono organizzate nel Regno Unito e negli Stati Uniti. La versione in inglese si intitola: “Firenze: Days of Destruction”. E’ in bianco e nero, ma la parte che mostra i danni nella basilica di Santa Croce è a colori, per impressionare il pubblico straniero che non conosceva ‘dal vivo’ lo splendore della chiesa e dei suoi tesori d’arte.
Alla prima londinese, il 29 gennaio 1967 al Royal Theatre Haymarket alla presenza di Marina duchessa di Kent, erano presenti le più grandi star del cinema, del teatro e della musica anglosassoni.
L’operazione riesce: “portò più di venti milioni di dollari di aiuto alla città, e alla sua gente che ne aveva davvero bisogno. Una grande cifra per allora, ma le necessità erano davvero incalcolabili.”
Senza dimenticare “gli angeli del fango” che giunsero da tutto il mondo e che lavorarono al fianco dei cittadini: “Parlavano lingue diverse ma riuscirono subito a comunicare e a intendersi fra loro, nella tragedia che accomunava tutti.”
“… Ieri sera feci riunire la giunta (e gli argomenti all’ordine del giorno erano terribili) alle 20 perché tutti potessero vedere il suo documentario, col quale ella ha saputo rendere la cupa fierezza dei fiorentini e l’impeto del fiume prima; l’avvilimento della mota dopo. Eccellente l’attore.
Lo ringrazi a nome della città e grazie anche a lei, in fretta, ma con tanta riconoscenza.
Piero Bargellini”