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La Traviata: genesi di un’opera cult e pop dell’800

La cortigiana che fece innamorare Dumas

Alexandre Dumas Fils scrisse di getto La Dame aux camélias nel 1848, qualche mese dopo la morte per tisi della giovanissima Marie Alphonsine Duplessis. La cortigiana che lui stesso aveva amato appassionatamente prese il nome di Marguerite Gautier, tra le righe dello straziante romanzo.

Lo scandalo che portò al successo

L’anno successivo lo stesso Alexandre Dumas ne ricavò una versione teatrale, che, dopo essere stata bloccata dalla censura, poté finalmente andare in scena nel 1852 al Théâtre di Vaudeville.

Per il pubblico parigino fu un vero e proprio choc! Le scene dello spettacolo riproducevano gli eleganti salotti delle dimore private, gli attori indossavano gli abiti della lussuosa Parigi seduta in sala… Ma fu l’aperta accusa all’ipocrisia sociale della classe borghese, condivisa da tutti, che scosse il pubblico di Parigi!

Si sa, lo scandalo apre le porte al successo! E la pièce, per la prima volta, ottenne più di cento repliche consecutive.

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Da Marguerite Gautier alla Violetta de La Traviata

A una delle tante, in mezzo al pubblico, vi era Giuseppe Verdi, che con straordinario tempismo, ne trasse il soggetto di Traviata, su libretto di Francesco Maria Piave.

Troppo trasgressiva per un genere popolare come l’opera, l’epoca della vicenda venne retrodatata, dalla contemporaneità al XVIII secolo. Anche i nomi delle protagoniste cambiano e Violetta Valery prende il posto di Marguerite… sempre nomi di fiori, però, a significare la caducità delle loro esistenze.

Il successo di Traviata in Italia

La Traviata venne rappresentata per la prima volta alla Fenice di Venezia il 6 marzo 1853, a solo un anno di distanza dalla prima parigina del testo di Dumas figlio. Come è noto fu un fiasco clamoroso; ma la ripresa successiva, pochi mesi dopo, sempre a Venezia, al Teatro di San Benedetto, con interpreti migliori e lo stesso Verdi sul podio, riscosse uno strepitoso successo.

La Traviata secondo Zeffirelli

Franco Zeffirelli ha curato ben otto volte (nove con quella dell’Arena) la regia del capolavoro verdiano, dal 1958 a Dallas, con Maria Callas, al 2019 a Verona) realizzandone anche le scenografie, e nel 1983 ne ha diretto una versione cinematografica, con Teresa Stratas e Placido Domingo, che ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui il BAFTA per la migliore scenografia (a Gianni Quaranta e Franco Zeffirelli) e i migliori costumi (a Piero Tosi).

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