Le opere di Franco Zeffirelli hanno calcato i palcoscenici più prestigiosi del mondo, scrivendo alcune delle pagine più memorabili della regia operistica e teatrale del Novecento. Dalla sua ascesa al Teatro La Scala di Milano ai fastosi allestimenti per il Metropolitan Opera House di New York, passando per la magia senza tempo dell’Arena di Verona, del Teatro La Pergola di Firenze e dei templi londinesi come il Covent Garden e l’Old Vic, Zeffirelli ha lasciato un segno indelebile sulla scena internazionale.
Tutto comincia alla Scala di Milano, dove nel 1953 il giovane Zeffirelli viene chiamato a curare scene e costumi per L’Italiana in Algeri di Rossini dal regista Corrado Pavolini. L’anno successivo firma la sua prima regia, insieme ai costumi e alle scene, con La Cenerentola, seguita da L’Elisir d’Amore.
Nel 1955, proprio alla Scala, nasce il sodalizio artistico con Maria Callas, una collaborazione destinata a entrare nella storia dell’opera. Ma è nel 1963 che Zeffirelli conquista il definitivo riconoscimento in patria grazie a una straordinaria Bohème diretta da Herbert von Karajan, con Mirella Freni nel ruolo di Mimì.
La sera di quella prima, il 31 gennaio 1963, segnò il riconoscimento che mi era già stato accordato all’estero ma che fino ad allora mi era stato negato in patria. Per molti nel mondo del teatro e dell’opera io ero uno dei ragazzi della scuola di Visconti… ma era ancora tutto da verificare fino a quella Bohème. — FZ Pochi mesi dopo arrivano altri due grandi successi: Aida nel 1963 con le scene e i costumi di Lila de Nobili e La Traviata nel 1964, ancora una volta con Karajan alla direzione, confermando lo stile inconfondibile e la visione innovativa del regista.
Anche Firenze, città natale di Zeffirelli, lo accoglie in momenti chiave della sua carriera. Dopo l’esperienza di scenografo al fianco di Luchino Visconti nello storico allestimento di Troilo e Cressida nel Giardino di Boboli nel 1960, su invito del Maggio Musicale Fiorentino, mette in scena l’Euridice di Jacopo Peri.
“La messinscena dell’Euridice non presentava particolari problemi per me, perché l’opera in origine era già stata pensata come un grande spettacolo per celebrare il matrimonio tra Maria de’ Medici e
il “delfino” francese…” — FZ
Nel 1965, sempre per Il Maggio Musicale Fiorentino, dirige Anna Magnani in La Lupa, segnando il ritorno in scena della grande attrice. Tornerà poi al Teatro della Pergola nel 1983 con una vibrante Maria Stuarda di Schiller, interpretata da Rossella Falk e Valentina Cortese.
Parallelamente ai successi fiorentini e milanesi, Zeffirelli sviluppa anche un rapporto significativo con il Teatro dell’Opera di Roma. La prima collaborazione risale al 1963, con un Falstaff diretto da Carlo Maria Giulini.
Ma è dagli anni ’90 che la collaborazione si intensifica: nel 1992 firma una Bohème e un Pagliacci dallo stile innovativo, seguiti da una sontuosa Aida nel 1993 (ripresa dell’Aida del 1963 de La Scala), con i costumi di Lila de Nobili. Nei primi anni 2000, porta in scena una Tosca diretta da Plácido Domingo, con Luciano Pavarotti, Ines Salazar e Juan Pons, seguita da La Traviata (2007), un’altra Tosca (2008) e Falstaff (2010).
Già prima di ottenere il plauso definitivo in Italia, Zeffirelli aveva conquistato il pubblico britannico. Nel 1960, all’Old Vic di Londra, presenta un rivoluzionario Romeo e Giulietta con una giovanissima Judi Dench e John Stride. Il successo è clamoroso, tanto che nel 1965 Laurence Olivier lo richiama per dirigere Molto rumore per nulla.
Sull’onda di questi successi, torna al Covent Garden, dove cura regia, scene e costumi per un prestigioso Don Giovanni. Nel 1973, sempre all’Old Vic, porta sul palcoscenico britannico la versione inglese di Sabato, domenica e lunedì di Eduardo De Filippo, realizzando un riuscito scambio culturale tra Italia e Regno Unito che si ripeterà nel 1977 con Filumena Marturano.
Anche Parigi accoglie il giovane, ma già affermato, Franco Zeffirelli. Nel 1964 firma la prima rappresentazione francese di Chi ha paura di Virginia Woolf?. Nello stesso anno, all’Opéra di Parigi, la sua Norma diventa un evento storico: coincide infatti con l’addio alle scene di Maria Callas.
Zeffirelli torna nella capitale francese nel 1976, chiamato a inaugurare la sede rinnovata della Comédie-Française con una nuova messinscena del Lorenzaccio di Alfred de Musset.
Negli stessi anni, è protagonista anche in Austria. Alla Staatsoper di Vienna, porta in scena due capolavori della lirica: il Don Giovanni di Mozart nel 1972 e una celebre Carmen nel 1978, diretta da Carlos Kleiber.
Zeffirelli coltiva fin da subito un rapporto privilegiato con il Metropolitan Opera House di New York. Nel 1964, firma l’ultima produzione del vecchio Met con Falstaff di Verdi, diretto da Leonard Bernstein. Tre anni dopo, nel 1967, è incaricato di inaugurare il nuovo teatro al Lincoln Center con Antony and Cleopatra di Samuel Barber.
Le sue regie per il Met — La Bohème, Turandot, Tosca, Don Giovanni, Carmen, La Traviata, Otello — sono ancora oggi riprese nelle stagioni dell’opera newyorkese, testimoniando il suo impatto duraturo ribadito dalla presenza di una targa in cui sono elencate tutti i suoi 11 spettacoli.
Dal 1995, l’Arena di Verona diventa uno dei centri nevralgici della produzione zeffirelliana. Le sue sontuose regie — da Carmen a Il Trovatore (2001), Aida (2002), Madama Butterfly (2004), Turandot (2010) e Don Giovanni (2012) — trasformano l’Arena in un vero palcoscenico della meraviglia. La sua Traviata, messa in scena postuma nel 2019, è un ultimo, emozionante omaggio all’opera e al pubblico che lo ha sempre amato.
Zeffirelli ha avuto l’onore di firmare produzioni inaugurali anche in teatri simbolo della lirica internazionale. Nel 1998, mette in scena Aida al New National Theatre di Tokyo. Nel 2011, firma Turandot per l’apertura della Royal Opera House di Muscat, in Oman: un’opera sontuosa che conferma il suo ruolo di ambasciatore globale dell’arte scenica.
Attraverso i più importanti palcoscenici del mondo — dal Teatro La Scala al Metropolitan Opera House, dall’Arena di Verona al Covent Garden, dal Teatro La Pergola all’Old Vic — Franco Zeffirelli ha trasformato ogni scena in un’esperienza immersiva e senza tempo. La sua arte, frutto di bellezza, rigore e grandiosità, continua a vivere nella memoria collettiva del teatro e dell’opera.